di Luciano Neri – La notizia che mi ha comunicato Giancarlo mi ha tramortito. Pur sapendo che quel timore che rimuovevo, era sempre presente in me. Perchè Ogni volta che ci incontravamo per un seminario o una assemblea, ogni volta che in macchina o in treno, o a casa mia, passavamo ore e giornate insieme, pur coperta dalla sua inarrivabile generosità, traspariva chiaramente una sofferenza fisica ed emotiva lacerante. Ali incarnava in ogni poro della pelle, in ogni suo battito del cuore, in ogni respiro, in ogni azione la sofferenza indicibile del suo popolo. Il popolo palestinese. Ali è l’ennesima vittima dei crimini commessi a Gaza, di un crimine genocidario contro un popolo costretto a subire sofferenze e dolori insopportabili. Abbiamo attraversato la vita e la politica insieme, da quando lui arrivò a Perugia negli anni 70 per frequentare l’università per stranieri. Per i miei familiari lui era il terzo figlio, come io era uno della sua famiglia. Originaria di Lifta ed esule ad Amman. Ma, come ho potuto sperimentare personalmente, era anche uno dei dirigenti palestinesi più autorevoli e stimati. Da Arafat e da tutti i leader dell’Olp.
Le foto che posto rappresentano 3 momenti di questa esperienza umana e politica: una fatta da me di lui con Abu Jihad e Mario Capanna a Tunisi, un’altra all’uscita di una assemblea sulla Palestina assieme a Vauro, e una terza dove siamo con Arafar a Beirut. Caro Ali, sadik e rafik, amico e compagno, fai il viaggio sereno che ti meriti. Ti accompagnano oggi e ti accompagneranno sempre l’affetto delle tante persone che hanno avuto il privilegio di condividere con te valori, lotte e speranze.









