Stefano Fassina sostiene che l’ “Economia di Francesco” non si è distinta per trasgressione, come argomenta chi punta a essiccare la sua semina, ma per efficacia pastorale: sulla scia dei suoi predecessori fino a Leone XIII, è stato dentro l’ ‘Occidente esteso’ fonte unica per autorevolezza personale e potenza dell’istituzione incarnata, di pensiero critico animato da visione umanistica. In una fase di asfissiante conformismo per la neutralizzazione tecnica dei saperi, ha risvelato l’economia come scienza morale e disciplina politica.









